Film diretti e scritti da donne: benvenuta/o nella newsletter di Cineaste!
Oggi nasce cineaste.substack.com
Benvenuta/o nella prima newsletter italiana dedicata ai film diretti o scritti da donne. Considera quella di oggi una puntata zero: i preliminari, per capirci.
Probabilmente sarai arrivata/o qui attraverso una segnalazione sui social, quindi ti darò qualche informazione in più su di me, su cosa troverai e su questa modalità di comunicazione.
Mi chiamo Chiara Zanini, sono una freelance, critica cinematografica e operatrice culturale. Mi occupo di cinema, attualità, politiche culturali e diritti umani. (Gli articoli che ho pubblicato negli ultimi anni sono sul mio Linktree). A febbraio 2020, a causa del Covid-19, una parte del mio lavoro è sparita e chissà quando tornerà. Così ho deciso fosse un buon momento per trasformare la mia ricerca indipendente (ma anche i miei post sul gruppo Facebook Cineaste) sul cinema della donne in qualcosa di diverso, mettendo ordine alle informazioni che raccolgo e alle riflessioni che faccio. Durante il lockdown il bisogno di cinema è stato forte per tutte e tutti, nonostante l’impossibilità a frequentare le sale, ed è stato allora che ho pensato di creare una newsletter con Substack. Si tratta di una piattaforma adottata da persone che apprezzo, come la giornalista Carola Frediani, la cui newsletter si chiama Guerre di rete. La mia non è stata una scelta originale: con la pandemia infatti, Substack ha avuto una grande crescita di utenti, e se vuoi saperne di più ti consiglio questo articolo dello scorso agosto su Il Post. Nel panorama italiano, se posso indicarti una newsletter femminista su Substack, c’è Ghinea. Ma questa è ad oggi l’unica newsletter di cinema delle donne in italiano.
COSA POSSO FARE IO
Ho impostato il mio lavoro in modo da rimanere aggiornata sui film diretti e scritti da donne, perciò qui presenterò articoli, interviste, recensioni, studi, ricerche, dati, rapporti periodici, segnalazioni di libri, convegni, call for papers e incontri con le autrici. Se ti va di indicarmi il tuo lavoro o quello di altre il nostro potrà diventare un arricchimento reciproco.
Tra le donne e il cinema c’è un duraturo rapporto d’amore, un amore non del tutto reciproco se parliamo di cinema non solo come arte ma anche come industria: le donne vanno al cinema tanto quanto gli uomini ma - anche se qualcosa sta cambiando - sono pagate meno, sono meno presenti nelle stanze che contano – sia nell’industria, sia in accademia, che alla guida di testate di settore - e molte professioni sono ancora considerate più adatte agli uomini. Te ne parlerò.
COSA PUOI FARE TU
Se non ti stai annoiando, puoi commentare e scrivermi per darmi consigli o inviarmi segnalazioni: ti leggerò, e questa è una delle cose che distingue Substack dai giornali. In futuro potrai anche sostenere questo mio lavoro, ma ad oggi non sono nemmeno informata su come si faccia concretamente.
Veniamo alle prime - per così dire - rubriche.
In questo nostro primo appuntamento suggerirò qualcosa da vedere, da ascoltare e da leggere.
COSA VEDERE
In questa sezione segnalerò alcuni film diretti o scritti da donne che si possono trovare adesso al cinema oppure on line, gratis o a pagamento.
Adesso ad esempio c’è una rassegna dedicata a Susanna Nicchiarelli sulla piattaforma MioCinema.it, la puoi avere con pochi euro. I titoli sono Nico 1988, Per tutta la vita, La Scoperta dell’Alba, Esca Viva, Cosmonauta, Sputnik 5, Giovanna Z. una storia d’amore, Uomini e Zanzare, Il Terzo Occhio. Dunque film di finzione, documentari, corti e lunghi.
Su Raiplay c’è, gratis, il documentario di Alina Marazzi Anna Piaggi - Una visionaria della moda. E qui una mia intervista alla regista in occasione della prima del film, pubblicata da Arabeschi (una versione più breve è stata pubblicata da Sentieri Selvaggi, qui)
Lunedì 5 ottobre su Rai2 andrà in onda uno di quei film di cui si è più discusso prima ancora di vederlo, conosciuto come il documentario su Chiara Ferragni, che in realtà si chiama Unposted e l’ha diretto Elisa Amoruso – anche se la Rai nel suo comunicato stampa dimentica di nominarla. Ti sembra normale? A me no.
Non si tratta di un film, ma di dieci puntate scritte da vari autori che ripercorrono il lavoro di Liliana Cavani come documentarista per la Rai: la prima puntata di La tv di Liliana Cavani è andata in onda mercoledì 30 settembre, le prossime saranno sempre il mercoledì alle 22.10 su RaiStoria. E cercando Cavani nel motore di ricerca di Raiplay si trovano altri contenuti.
Per quanto riguarda invece i film al cinema in questi giorni, ci sono innanzitutto i film passati a #Venezia77 da recuperare. Alla Mostra il premio più importante l’ha vinto Nomadland di Chloé Zhao, a proposito del quale ti consiglio la recensione di Paola Casella su MyMovies.it, sito dove potrai trovare anche la data di uscita italiana quando verrà resa nota.
Tra gli italiani, nelle sale sta andando bene Le sorelle Macaluso di Emma Dante: qui la recensione di Chiara Borroni, Cineforum e qui un’intervista a Giuseppe Fantasia, Huffington Post, oltre alla rubrica di Internazionale Anatomia di una scena in cui registe e registi spiegano una scena del proprio film.
C’è anche Miss Marx di Susanna Nicchiarelli: su Jacobin ne parla Rosa Fioravante, mentre sul Manifesto c’è un articolo da leggere se come me sei rimasta piacevolmente colpita dalla musica del film, che è come sempre una parte importante nei lavori di questa regista.
Un altro film italiano con cast internazionale è Guida romantica a posti perduti di Giorgia Farina: qui Marzia Gandolfi di MyMovies.
Il documentario Guerra e pace, co-diretto dalla coppia formata da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, bellissimo, non ha ancora una data d’uscita. Intanto qui puoi leggere la recensione di Elisa Battistini, Quinlan. E qui le dichiarazioni dei due registi a Nicole Bianchi, Cinecitta.com
Tra i film migliori della Mostra i critici hanno indicato anche Quo vadis, Aida? di Jasmila Zbanic, sul massacro di Srebrenica. Ne ha scritto Malvina Giordana su Dinamopress ed è distribuito da Academy Two e Lucky Red.
A me sono piaciuti di più Listen di Ana Rocha de Sousa, la storia di un’adozione forzata che ha vinto il premio per la migliore opera prima (leggi cosa ne dice Kaleem Aftab su Cineuropa), e The Man Who Sold His Skin di Kaouther Ben Hania (Premio Edipo Re e Miglior interpretazione maschile nella sezione Orizzonti per Yahya Mahayni), che volendo riassumere senza fare spoiler, è una bella riflessione sul mercato dell’arte e dei diritti umani che parte dal concetto di libertà di movimento. Questi due film non hanno, per lo meno ad oggi, una distribuzione italiana, se si escludono le proiezioni di Le vie del cinema in alcune città, già terminate. Troverà più facilmente una distribuzione anche da noi One Night In Miami di Regina King (prima donna afroamericana nel concorso veneziano; qui le sue dichiarazioni ad Alessandra Magliaro, Ansa e qui la recensione di Paola Casella.) La notte del titolo è quella trascorsa insieme dagli amici Cassius Clay, Malcolm X, Jim Brown e Sam Cooke, e molte questioni che emergeranno sono sul piatto ancora oggi.
Come gli altri grandi festival, anche Venezia ha un premio queer, chiamato Queer Lion, che quest’anno una giuria di #tuttimaschi ha assegnato a The World To Come di Mona Fastvold (su Duels ne parla Federico Pedroni). Il film è prodotto da Christine Vachon, icona del New Queer Cinema che era in giuria e ho intervistato in agosto, a distanza.
Qui invece trovi un mio articolo su due polemiche festivaliere (diversity nella giuria e Rai Cinema), più altri articoli e interviste (Elisabetta Sgarbi e altri) sul Giornale dello spettacolo.
Ma c’è altro oltre ai film in arrivo da Venezia. Non ho ancora visto Sola al mio matrimonio di Marta Bergman, che essendo distribuito da Cineclub Distribuzione promette bene, e anche in questo caso la regista ha raccontato una scena a Internazionale.
A dimostrare che non c’è solo Tenet - con tutto il rispetto, sia chiaro - arriva anche La ruota del Khadi, di Gaia Ceriana Franchetti. Segnalo la recensione di Giancarlo Zappoli.
Insomma, non è vero che i film delle donne non arrivano al cinema, semplicemente c’è molto lavoro da fare perché succeda. Di sicuro possiamo fare la nostra parte andando a vederli per dire che li vogliamo.
COSA ASCOLTARE
Anche tu durante il lockdown hai scoperto nuovi podcast? Federica Fabbiani ha fatto di meglio: ne ha pensato uno nuovo che ha lanciato da poco. Federica è tra le massime esperte di cinema lesbico, ha scritto libri come Sguardi che contano e Zapping di una femminista seriale ed è una delle programmer del festival Some Prefer Cake) e con il podcast ha già intervistato Donna Deitch, Jack Halberstam e Margherita Giacobino. Lo trovi su Spreaker e altre piattaforme e si chiama Reno, 1959 - Visioni lesbiche on the road. Oltre ad un magnifico ascolto, offre anche le indicazioni bibliografiche. Presto tornerò a nominare Federica perché insieme stiamo curando la prima monografia dedicata alla regista Céline Sciamma, scritta insieme ad altre studiose e pubblicata da Asterisco.
COSA LEGGERE
Tutti i grandi festival e premi stanno lavorando sulla diversity, ma quello di Torino è il primo a darsi una giuria di sole donne. I nomi non sono ancora stati annunciati, ma molti già chiedono se questa – come quelle dei premi Oscar, dei premi Bafta, del Festival di Berlino e tutte quelle che vanno nella direzione di una maggiore inclusione - sia una mossa di marketing o se stiamo più in generale assistendo ad un cambiamento. La mia impressione è che si potranno ottenere dei risultati per le donne in tempi brevi, però la questione della diversity è più complessa e non dobbiamo accontentarci di quanto ci viene oggi concesso. Per chi volesse approfondirla, consiglio questo documento che scrissi con Leonardo De Franceschi, Giulia Grassilli, Suranga Deshapriya Katugampala, Nadia Kibout, Fred Kuwornu, Razi Mohebi, Alfie Nze e Reda Zine lanciando la campagna Per un cinema diverso, affinché il pluralismo fosse contemplato nella nuova Legge sul cinema, emanata nel 2016. La nostra proposta fu accolta apparentemente con scarso interesse nonostante fosse stata firmata da personalità di rilievo nel mondo del cinema e non solo.. In seguito invece fu ripresa da altre e altri (senza coinvolgerci) e dal 2017 ci sono incentivi volti a favorire la parità di genere.
Forse avrai già letto da qualche parte che:
- L'88% dei film a finanziamento pubblico italiano sono diretti da uomini. Solo nel 12% dei casi si registra una regia femminile.
- Il 79% dei film prodotti dalla Rai è stato diretto da uomini. Sono quindi solo il 21% i film prodotti dalla Rai con una regista.
- Il 90.8% dei film che arrivano alle sale cinematografiche è diretto da uomini. Meno del 10% (9,2%) sono i film diretti da donne che arrivano nelle sale cinematografiche.
Sul tema del divario di genere ti può interessare la ricerca Gap & Ciak - I divari di genere nel lavoro e nell’industria audiovisiva: lo stato dell’arte. Primo rapporto DeA - Donne e Audiovisivo, voluta dall’associazione di documentariste e documentaristi DOC/IT e condotta dal CNR. Il Comitato scientifico del progetto è composto da Mariangela Barbanente, Stefania Casini, Ilaria A. De Pascalis, Jole Giannattanasio, Massimo Guastini, Andrea Marzulli, Veronica Pravadelli, Maura Misiti, Adele Menniti.
Se i dati ti appassionano, suggerisco di leggere anche Tutti i numeri del cinema e dell’audiovisivo - 2018
Un’altra lettura che voglio mettere a disposizione è il testo fondatore della Feminist Film Theory. Parleremo in altre newsletter di teorie e scritti femministi, ma dato che cercando si trova, l’ho trovato e lo rilancio qui come lettura preliminare per future considerazioni. Questo testo è stato scritto nel 1973 da Laura Mulvey, che ora è senior all’Università di Londra (Birbeck), per una conferenza universitaria, ed è stato pubblicato due anni dopo sulla rivista Screen (Qui trovi lo inglese). In italiano lo pubblicò la rivista DWF, che lo traducesse nel 1978 (La donna dello schermo) e poi di nuovo 41 anni dopo, come sempre insieme ad altri testi di intellettuali e attiviste internazionali. Nella pubblicazione del 2019 (Stelle senza cielo) lo trovi insieme a testi di Nadia Pizzuti, Carolina Topini, Federica Fabbiani, Elisa Coco e altre. Ok, se proprio non vuoi comprare questa rivista (che giuro, non mi paga per scriverlo!) lo trovi on line [ad esempio lo puoi scaricare qui, dalla piattaforma e-learning dell’Università L’Orientale di Napoli]. Ma non sai cosa ti perdi. Ho voluto rilanciare questo testo perché è stato oggetto di discussioni e lo è ancora, ma testimonia come la critica cinematografica sia in divenire. E se qualcuna se lo sta chiedendo, sì: l’hanno letto anche molti uomini. Federico Zecca, ad esempio, docente all’Università di Bari, lo inserisce nei materiali di studio (qui le slides che ha preparato).
Ora invece passiamo ad una polemica recente.
Tra i film che stanno facendo discutere, e non solo in tema di diversity, c’è Mulan, il live action (remake del film di animazione del 1998) diretto dalla premiata regista neozelandese Niki Caro. Il film è un successo dal punto di vista degli incassi e della critica cinematografiche, e si parla già di un sequel. Ma ci sono questioni aperte rispetto agli aspetti politici. La prima, che ha messo d’accordo un po’ tutti, è per il prezzo per vedere il film su Disney+: quasi 30 dollari. Poi per il fatto che a dirigerlo non è un/una regista cinese, dopo che Disney ha dovuto incassare il rifiuto di Ang Lee e di Wen Jiang. (È però il secondo film Disney diretto da una donna e con un budget che supera i 100 milioni di dollari; il primo fu Nelle pieghe del tempo di Ava DuVernay). Successivamente per l’analogo whitewashing che si è temuto rispetto alla scelta della protagonista in fase di casting, pericolo scongiurato forse da una petizione che ha raccolto migliaia di firme. È stata poi scelta Liu Yifei, che ha interpretato diversi film e programmi tv in Cina e ha poi iniziato a lavorare anche negli Stati Uniti. Ma non finisce qui per Mulan, perché Liu Yifei, commentando già nel 2019 le violenze a Hong Kong (che come sappiamo sono solo una delle espressioni più feroci dell’attuale dittatura) si è schierata da tempo dalla parte della polizia. Qualcuno dice che all’attrice sia stato – diciamo così per capirci – consigliato di esprimersi in questo modo, anche perché a produrre il film troviamo agenzie governative cinesi della regione dello Xinjiang, ossia dove ci sono campi in cui vengono rinchiusi gli uiguri. Voglio concludere però segnalando un punto di vista interessante, anche se non si tratta di una recensione vera e propria: è quello di Jada Bai, milanese sinodiscendente. Jada ha conosciuto Mulan a quattordici anni, quando era in Italia ormai da dieci. Il parere di una persona di seconda generazione - posto che ognuna ha la propria identità! - mi sembra molto interessante.
EVENTI
Sarà difficile che possa segnalarti tutto quello che c’è in giro, cercherò piuttosto di dare visibilità ad iniziative che non passano sui canali mainstream, ma che a mio parere meritano attenzione.
FASCinA, il Forum Annuale delle Studiose di Cinema e Audiovisivi, si svolge quest’anno dall’8 al 10 ottobre a Sassari. Si parlerà (in italiano) delle registe sperimentali tra cinema, videoarte e nuovi media e gli interventi si potranno seguire in presenza oppure attraverso Zoom. Lucia Cardone, Elena Marcheschi e Giulia Simi sono le promotrici. Si tratta di un gruppo più vasto di studiose davvero valide, che ha pubblicato già sette volumi - consigliatissimi! - per Edizioni ETS. Su Facebook tutte le informazioni per essere idealmente con loro, se non sei già lì.
Un altro posto dove si dice non succeda mai niente è Gorizia, ma non è vero perché dal 2 al 4 novembre si terrà la XXVII International Film and Media Studies Conference, on line, mentre i workshop della MAGIS Film School saranno a marzo 2021. In novembre si terrà anche un ciclo di proiezioni: per tutte le informazioni controlla nei prossimi giorni il sito www.filmforumfestival.it
Ci leggiamo tra qualche giorno, intanto puoi scrivermi a cineaste@substack.com
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Grazie,
Chiara
Bella! Ci voleva, grazie Chiara per questo sforzo.