Cineaste n.20: Dai Golden Globes ai musei del cinema che riaprono
Buongiorno,
non sono una persona particolarmente legata agli anniversari, ma in una situazione diversa da quella pandemica mi sarebbe piaciuto festeggiare con uno spritz la ventesima uscita di Cineaste: grazie per esserti iscrittə, che sia in forma gratuita o con un gradito contributo!
Ne ho approfittato per parlarne con Carlo Griseri su CinemaItaliano.info
COSA GUARDARE / SPECIALE GOLDEN GLOBES
Sono state annunciate mercoledì scorso le nominations ai Golden Globes, ossia i riconoscimenti della stampa estera di stanza ad Hollywood (HFPA) per film e tv dell’ultima annata. Importanti anche perché aprono la stagione dei premi e spesso sono un’anticamera degli Oscar. La cerimonia dei Golden Globes sarà il 28 febbraio (mentre la notte degli Oscar sarà il 25 aprile). I favoriti per la stampa estera sono i film Mank e Il processo ai Chicago 7, ma sono tre registe, per la prima volta, a dominare: Emerald Fennell, Regina King (che sono anche attrici e hanno appena esordito alla regia) e Chloé Zhao (al suo secondo lungometraggio), rispettivamente per Una donna promettente, Quella notte a Miami… e Nomadland.
Ecco come festeggiare queste candidature:
Nomadland, che sicuramente vincerà qualche Oscar, non è su nessuna piattaforma legale, ma per entrare nella poetica della regista Chloé Zhao si può iniziare da The Rider, il suo film precedente che mi sembra portatore di un messaggio analogo a quello del film presentato a Venezia: a qualsiasi età possiamo ricominciare, e possiamo continuare a cercare noi stessi. In questo caso il protagonista è un giovane uomo che ha un passato recente da campione di rodeo ma la situazione in famiglia non lo aiuta a superare un momento difficile. Uno dei migliori film del 2018 secondo molta critica.
Quella notte a Miami… si potrà vedere su Amazon Prime. A dirigerlo è Regina King [foto qui sopra], una carriera notevole come attrice. La storia, scritta da Kemp Powers (anche co-regista di Soul, il filmone dell’anno della Pixar), è quella di una notte tra amici e gli amici sono Cassius Clay, Malcolm X, Sam Cooke e Jim Brown nel 1964. Se ne esce con maggiore consapevolezza del fatto che non dovremmo mai parlare al posto di una comunità che non è la nostra, in questo caso quella afroamericana, come purtroppo viene fatto continuamente, e come ci ricorda Black Lives Matter.
Una donna promettente non è accessibile legalmente dall’Italia, ma possiamo vedere Emerald Fennell in qualità di attrice in Vita e Virginia di Chanya Button, su diverse piattaforme: è la storia d’amore tra le scrittrici Virginia Woolf e Vita Sackville-West. Giorgia Tolfo però ne ha scritto su Minima et Moralia definendolo deludente.
Una critica mossa ai votanti dei Golden Globes è stata quella di non aver scelto film incentrati su personaggi appartenenti a comunità sottorappresentate, quando dagli Oscar ai BAFTA ai grandi festival è tutto un susseguirsi di iniziative per promuovere la diversity. Non è del tutto vero, basti pensare al film di Regina King, ma è vero che una rondine non fa primavera e che in un paese dove le persone non bianche sono più del 20% il risultato finale dovrebbe essere un altro e non sorprendere nemmeno. Analogamente per altri gruppi sociali: le persone con disabilità rimangono tra le meno visibili sul grande schermo, ancor meno se consideriamo le narrazioni in prima persona.
Un breve elenco delle cose che hanno infastidito i fan di questo o quell’altro film o serie tv: I May Destroy You [è Michaela Coel la regista nella foto qui sopra] sarebbe una serie di molto superiore a Emily in Paris, perché quindi escludere la prima delle due?
E perché così pochi attori neri nominati, quando è stata un’annata di ottime produzioni con protagonisti afroamericani (sì, ci sono Viola Davis, Andra Day, Chadwick Boseman, Don Cheadle, John Boyega e Regina King, ma non ci sono Jurnee Smollett, Jonathan Majors, Michael K. Williams, Delroy Lindo, Clarke Peters, Norm Lewis, Isiah Whitlock Jr, Zendaya e John David Washington).
È giusto includere un film come Music, con una rappresentazione quantomeno problematica della persona con con autismo?
Perché dovremmo premiare James Corden, che con The Prom è l’ennesimo eterosessuale che interpreta un personaggio gay in maniera stereotipata?
È giusto permettere alle piattaforme come Netflix di dominare le candidature con film che non sono stati proiettati nemmeno un giorno nelle sale cinematografiche, rendendo questo un fatto normalissimo?
Se si parla di Sophia Loren come probabile candidata all’Oscar, perché qui è stata esclusa?
Perché due dei migliori film dell’anno Da 5 Bloods di Spike Lee e Tenet di Christopher Nolan sono stati esclusi?
Perché nominare Minari di Lee Isaac Chung tra i film stranieri, quando è una storia così tipicamente americana? Ecco, questo succede perché la regola vuole che un film con almeno la metà di dialoghi non in inglese finisca nella categoria Film straniero - ad esempio Letters da Iwo Jima oppure The Farewell in tempi recenti. (I film drammatici, i musical o le commedie con il 50% o più di dialoghi in inglese sono eleggibili solo come miglior film drammatico o miglior film musicale o commedia). Mi ha ricordato una faccenda simile, anche se più in piccolo, di qualche anno fa ai David di Donatello. Allora, rispetto all’esclusione del cortometraggio Il silenzio - i suoi registi sono gli iraniani Farnoosh Samadi e Ali Asgari - ci eravamo chiesti: quando un film può dirsi italiano e quando no? Per quanto tempo - scriveva nel 2017 il produttore Giovanni Pompili - baderemo più ai passaporti che alle storie? Insomma, più in generale: ha senso che i film abbiamo una nazionalità?
Le nominations dei Golden Globes risentono insomma di un’assenza di regia, nel senso che manca quella spinta che ha portato ad esempio l’Academy a decidere di rettificare nel 2024 (anche qui, senza fretta, eh) il proprio regolamento dopo aver dovuto ammettere che la propria composizione non permette ad oggi di riconoscere la ricchezza del cinema, che in quanto arte, non può che beneficiare di un maggiore pluralismo.
Una questione sempre - giustamente - aperta è quella di chi vota. Nel caso dei Golden Globes, la HFPA è composta da giornalisti della California del Sud che scrivono per testate giornalistiche di 55 paesi. Si vota con le regole che si possono leggere nel sito www.goldenglobes.com: bisogna, ad esempio, aver pubblicato almeno quattro articoli su testate internazionali nell’ultimo anno, provare i pagamenti e recarsi alle proiezioni speciali che vengono organizzate, oppure guardare i film da casa quando vengono forniti. Solo pochi nuovi membri sono accettati ogni anno e qui sta una delle differenze più significative con gli Oscar e anche con i nostri David: ai Golden Globes quest’anno hanno votato una novantina di membri, che - ripeto - hanno scritto almeno 4 articoli di critica (che comunque sono pochissimi), mentre agli Oscar possono votare più di 8700 professionisti attivi o che sono stati attivi nel cinema, e solo nel 2020 sono stati invitati più di 800 nuovi membri.
Nel 2012 uno studio del Los Angeles Times (fatto attraverso telefonate a tappeto perché i dati non sono pubblici) aveva rivelato che agli Oscar il 94% dei votanti era caucasico e per il 77% maschio. I neri erano circa il 2% e i latini meno del 2%. I votanti avevano un’età media di 62 anni e solo il 14% aveva meno di 50 anni. Dei 8700 membri votanti (contro i 93 dei Globes) tutti lavorano nel cinema, mentre la HFPA è composta da giornalisti internazionali. Più varia ancora è la giuria dei David di Donatello, che conta 1559 membri (nel 2018 sono diminuiti).
Per quanto riguarda le candidature delle opere, agli Oscar ogni paese può indicare un solo film, mentre per la HFPA non c’è questo limite. L’associazione dei Golden Globes riceve circa 60 milioni di dollari dalla NBC (la tv di stato americana) per mandare in onda la cerimonia, dopodiché utilizza questi soldi per offrire borse di studio, promuovere la film education, donare a enti no profit e spesare i critici nelle loro missioni a Toronto, Venezia, Sundance, Cannes o dove si tengano altri importanti festival. Naturalmente si è spesso più portati a votare film che si è potuto apprezzare ai festival e su cui si è potuto scambiare delle opinioni, quindi anche il lavoro dei festival in termini di qualità, diversity etc. si rivela importante.
Potrei riprendere il ragionamento a breve parlando delle nominations e delle regole per altri premi.
ALTRI FILM DA VEDERE
Torniamo ai film disponibili in questi giorni dall’Italia.
Dopo il passaggio su Sky Arte, La Rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia approda su NowTv. È un documentario passato al Torino Film Festival che descrive un periodo (anni Settanta e Ottanta) in cui l’Italia era all’avanguardia grazie a gallerie sperimentali ,come l’Attico o lo Studio Morra, a mostre di importanza storica (come Arte Povera + Azioni Povere negli Arsenali di Amalfi o Contemporanea nel parcheggio di Villa Borghese a Roma) e a festival di danza, teatro e poesia animati da personalità come Philip Glass o Trisha Brown.
Non solo il film, ma anche la presentazione della regista: Laura Viezzoli [nella foto qui sopra] introduce oggi alle 19 La natura delle cose. Il suo film racconta un’immersione emotiva e filosofica nel fine vita, attraverso un anno d’incontri e dialoghi tra lei e il protagonista, malato terminale di SLA. Ci saranno anche: Sara Santagostino, figlia del protagonista, Mina Welby, co-presidente Associazione Luca Coscioni, e Sergio Borrelli, psicologo palliativista. Il film è disponibile in catalogo o a noleggio. Tutte le altre informazioni nella pagina Facebook di Zalab.
Con La scuola nella foresta Emanuela Zuccalà ci porta a conoscere la pratica della mutilazione genitale femminile, che appare lontana ma riguarda 200 milioni di donne nel mondo. Su OpenDDB.
A Girl walks home at night è la storia di una vampira appassionata di skateboard che in una città iraniana lotta contro gli uomini che non rispettano le donne. La regista è Ana Lily Amirpour. Su Amazon Prime
A Teacher è il film di Hannah Fidell in cui un’insegnante ha una relazione con un suo alunno. Su Mubi.
Yeva di Anahid Abad è su Streeen: candidato all’Oscar per l’Armenia del 2019, premiato in festival internazionali, è la storia di una donna sospettata dell’omicidio del marito, sullo sfondo della guerra nel Nagorno-Karabak.
Sarà disponibile fino al 22 gennaio Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase, su MioCinema. La signora Toku nasconde un segreto, e posso dirti al massimo che sta nella sua diversità, ma non di più perché qui non si fanno spoiler.
L’ho citato poco fa ed ecco The Farewell di Lulu Wang su NowTv e SkyGo: una famiglia cinese [foto qui sotto] organizza un matrimonio, una bugia buona, come dice il titolo italiano, perché si crei l’occasione per passare del tempo con la nonna, affetta da un male incurabile. Il film ha rivelato il talento nella recitazione della rapper Awkwafina, che ha vinto il Golden Globe.
L’ECCEZIONE
Domenica 14 non perderti Scampìa Felix di Francesco Di Martino e del GRIDAS, il documentario sul corteo di carnevale di Scampia: abbiamo davvero bisogno di racconti privi di stereotipi! Appuntamento su OpenDDB, proiezione gratuita.
LETTURE E NOTIZIE
Nel 2020 i consumi culturali sono dimezzati, è cresciuto solo lo streaming: i dati sono impressionanti, anche se prevedibili.
185 attrici e attori tedeschi hanno fatto coming out insieme. Anche se sono sconosciuti in Italia, vale la pena leggere il loro Manifesto, in cui scrivono, tra l’altro: «La nostra società è pronta da tempo. Gli spettatori sono pronti. La nostra industria dovrebbe essere solidale e riflettere la società in tutta la sua diversità. [...] Siamo solidali con tutti coloro che affrontano stereotipi ed emarginazione per abilismo, ageismo, antisemitismo, classismo, razzismo e altre forme di discriminazione. Ci sentiamo anche vicini a quei colleghi che non sono pronti a fare un tale passo in questo momento».
Il maschilismo viene invece promosso e umanizzato affinché non venga perduto, grazie a un nuovo programma Rai: si chiama Ciao Maschio e lo conduce Nunzia Di Gerolamo. Un’intervista che ti farà chiedere ‘Cosa ho fatto per meritarla?’
Anche i critici londinesi dei London Critics’ Circle hanno attribuito i loro premi e possiamo dire che. insieme a Nomadland, uno dei film dell’anno è l’horror psicologico Saint Maud, che aveva vinto anche il ToHorror Fantastic Film Fest di Torino. Qui un’intervista di Jezebel alla regista Rose Glass, [nella foto qui sotto].
La Biennale di Venezia sta selezionando danzatorə senza pagarlə, usando una formula furbetta: un bando (peraltro scritto tutto al maschile). Il danzatore Andrea Zardi ne ha parlato a Teatro e Critica.
Britney Spears vive ossessionata dai media e da un’infinità di persone senza scrupoli. Un documentario del New York Times, visibile su Youtube, lo racconta.
Questa settimana ci hanno lasciato Peppino Rotunno, direttore della fotografia, e Christopher Plummer, attore premio Oscar per Beginners e visto recentemente in Cena con delitto.
Dal momento che in questo periodo dell’anno si ricomincia a parlare di foibe, segnalo il commento dello storico Eric Gobetti su Rosso Istria, un film quantomeno dannoso che viene spesso proposto per il Giorno del ricordo. Andrà su Rai2: da evitare.
In Myanmar è il caos e vengono presi di mira gli intellettuali, tra cui il regista Min Htin Ko Ko Gyi, imprigionato come molti altri: era già stato incarcerato in precedenza perché critico nei confronti dell'esercito e della legge sul carcere.
OPPORTUNITà
Se te la cavi con il montaggio e hai realizzato un videosaggio, un, re-cut trailer o un mash up (o vuoi farlo), ora c’è un premio apposito: guarda il bando del Video Essay Film Festival, che nasce dalla collaborazione tra il Saras della Sapienza e il museo Maxxi.
MUSEI DEL CINEMA
Ora che ha riaperto, che ne pensi di visitare un museo del cinema? Abbiamo il Museo Nazionale del Cinema a Torino [foto], che organizza approfondimenti con i conservatori, il MIAC - Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema a Cinecittà (qui una mia vecchia intervista a Gianni Canova, uno dei curatori), il Museo del PreCinema a Padova o il Museo del Cinema di Catania. Sosteniamoli!
Ed ecco che dobbiamo salutarci.
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Buona giornata!
Chiara