Un ricordo di Martina Di Tommaso, regista
Buongiorno,
mentre preparo la newsletter settimanale voglio condividere un ricordo della regista Martina Di Tommaso, scomparsa sabato, il cui lavoro più recente racconta lo spazio delle donne Lucha y Siesta a Roma. Alla regista verrà dedicata la rassegna ‘Al di là dei generi’ organizzata da Lucha y Siesta. Sarà proiettato proprio Vicine, nato da un’idea di Francesca Torre.
Il 3 giugno ci sarà forse la più bella tavola rotonda che abbia mai visto insieme le registe italiane da decenni: Dal #MeToo alla valorizzazione delle intelligenze femminili. Alle 18.30 saranno ospiti nel giardino di Lucha y Siesta:
𝐀𝐝𝐞𝐥𝐞 𝐓𝐮𝐥𝐥𝐢, regista
𝐒𝐞𝐫𝐞𝐧𝐚 𝐀𝐥𝐟𝐢𝐞𝐫𝐢, produttrice
𝐂𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚 𝐒𝐟𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚, produttrice e scrittrice
𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐚 𝐌𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐢, sceneggiatrice
𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐈𝐨𝐯𝐢𝐧𝐞, montatrice
“L’obiettivo di questo in incontro - moderato per Lucha y Siesta da Chiara Franceschini con Giulia Moriggi e Francesca Torre - è mettere a tema ostacoli e criticità con delle professioniste del settore e contemporaneamente costruire spazi di solidarietà e organizzazione tra le donne. Affrontare gli stereotipi di genere all’interno dell’industria cinematografica significa innanzitutto riconoscere e combattere le discriminazioni e le dinamiche di assoggettamento che molto spesso le donne si ritrovano a vivere; significa portare alla luce le difficoltà e gli ostacoli che le donne devono fronteggiare per ricoprire ruoli storicamente affidati agli uomini e non solo, significa anche mettere in discussione l’immaginario stesso che il cinema propone. Parlare di libertà e autodeterminazione delle donne nel mondo del cinema vuol dire sfidare i pregiudizi e i preconcetti che si nascondono dietro e davanti la macchina da presa. Tutti gli appuntamenti del cineforum quest'anno coinvolgeranno pubblico e professioniste in un dialogo sul presente affrontando, attraverso visioni e dibattiti, temi come le discriminazioni, la disabilità e il genere, il sex work e la sessualità non binaria, la maternità e il desiderio di non maternità, le donne nello sport, la scena musicale femminile underground, la solidarietà femminile.”
La Tavola rotonda andrà anche in diretta streaming. Chi invece può essere presente deve prenotarsi a questo indirizzo: aldiladeigeneri@gmail.com
Il cineforum inizierà martedì 8 giugno (l'evento sarà online a breve).
Qui sotto invece il mio ricordo pubblicato da Sentieri Selvaggi.
La regista Martina Di Tommaso è venuta a mancare sabato 22 maggio. Pugliese come Valentina Pedicini e Cecilia Mangini che ci hanno lasciato alla fine del 2020, era nata a Bari. Ci consegna tre storie di donne.
Il discorso di Pierfrancesco Favino ai David di Donatello ha evidenziato l’importanza di poter fare pratica del mestiere del cinema e Di Tommaso aveva mosso i primi passi frequentando una scuola di cinema sociale e popolare, di quartiere, ossia l’Accademia del Cinema Ragazzi, creata nel 2005 nella zona ritenuta ‘difficile’ di San Pio. Aveva realizzato alcuni videoclip, tra cui Abbiamo solamente per Ghemon. Si era poi diplomata in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma nel 2012 e l’anno successivo era diventata insegnante dell’Accademia barese. Il suo primo lungometraggio documentario si intitola Via della Felicità ed è il suo lavoro più noto, completato nel 2017. Il soggetto del film è finalista al Premio Solinas Documentario e agli Italian Doc Screenings, e vince il premio di sviluppo di In Progress del Milano Film Network. Il film viene prodotto da Controra con Rai Cinema in associazione con Kinesis Film, e presentato in prima mondiale al Festival dei Popoli. Ora è disponibile sulla piattaforma creata da Zalab. Via della felicità inizia a Enziteto, un quartiere dormitorio del barese, che la protagonista trentaseienne Elisa lascia perché non vuole che i suoi figli crescano lì. Raggiunge la sorella in Germania, ma lo sradicamento e il silenzio amplificano la solitudine. Elisa e i suoi figli devono trovare il proprio posto nel mondo. Martina Di Tommaso aveva un legame fortissimo con sua figlia, e non è un caso se anche questo suo lavoro raccontasse il rapporto madre-figli.
Nelle note di regia scriveva:
“Via della Felicità nasce da un incontro umano fortissimo, quello tra me e Elisa.
Ci siamo riconosciute e scelte a vicenda, ho scelto di seguirla in Germania perché in realtà l’avrei seguita ovunque, travolta dalla sua forza e dal suo coraggio. Elisa e la sua famiglia hanno accolto senza riserve me e il mio sguardo e abbiamo iniziato a filmare con una naturalezza che non ha mai smesso di sorprenderci, finché i momenti in cui la camera era accesa sono arrivati ad assomigliare completamente a quelli in cui era spenta. Via della felicità è una fotografia intima e discreta di una famiglia alla ricerca di uno spazio di felicità possibile. È la storia del grande atto di coraggio necessario a raggiungere un altrove indefinito e della lotta silenziosa che Elisa e i suoi figli hanno dovuto compiere per restare in Germania e non tornare indietro.”
Nel 2019 aveva scritto la sceneggiatura del cortometraggio Mia sorella di Saverio Cappiello, mentre nel 2020 con un altro cortometraggio, dal titolo Vicine o Lucha Y Siesta, aveva raccontato la casa delle donne che porta lo stesso nome a Roma, fondamentale esperienza autogestita di accoglienza per donne vittime di violenza nata nel 2008 dall’occupazione di una palazzina dell’Atac nel quartiere Tuscolano, oggi minacciata di sgombero.
Anch’io farò la mia parte per ricordare Martina Di Tommaso: in arrivo aggiornamenti qui, su Cineaste.
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Chiara